Porta Genova Milano prende il nome dall’omonima porta eretta

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porta Genova
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A volte cambiare vuol dire assumersi grossi rischi: di scontentare qualcuno, anche se in fondo l’obiettivo è evolvere, guardare avanti, senza lasciarsi frenare dall’effetto nostalgia. Porta Genova ha questo da insegnare, parte integrante del travagliato e complesso progetto dei dismessi scali ferroviari. 

Il quartiere, appartenente al Municipio 6, a sud-ovest del Duomo, prende il nome dall’omonima porta eretta nel tracciato delle mura spagnole attorno al 1870. Già, le mura spagnole. E qui è necessario soffermarvisi per comprenderne il denso significato. Per rafforzare le difese cittadine tra il 1548 e il 1562 furono costruite per volere dell’imperatore Carlo V e di Ferrante I Gonzaga, all’epoca governatore della città, sotto il giogo degli Spagnoli. 

 

Innalzate le mura cittadine

I lavori furono commissionati all’ingegnere militare Giovanni Maria Olgiati, già alla direzione dei cantieri delle mura cittadine preesistenti. Nel progetto era compresa la costruzione di un castello nella parte meridionale della città; in realtà, mai realizzato, data l’eccessiva onerosità. 

Si privilegiò pertanto una nuova cinta muraria più bassa e compatta delle vecchie mura medievali, più adatta al progresso della tecnica: i Bastioni. L’impiego dei cannoni d’assedio rovesciava gli equilibri di forza fra assedianti e assediati, fino a determinare la resa di un castello alla sola vista dei cannoni. 

 

Porta Genova: canale di comunicazione fra il Comune e la Stazione di Porta Ticinese

Negli anni furono eretti a Milano caselli daziari e porte monumentali. Le rinnovate esigenze degli abitanti e l’espansione della città spingevano all’apertura di ulteriori varchi all’interno della cinta muraria. Aperta nel 1864 la Barriera Principe Umberto, nel 1870 fu la volta di Porta Genova, per permettere una comunicazione diretta fra il Comune e la Stazione di Porta Ticinese. Oggi il quartiere conserva i caselli daziari progettati dal Nazari in stile eclettico, realizzati verso la fine del XIX secolo; collocati al centro del vasto piazzale, piazzale Cantore. 


Parte della più ampia zona dei Navigli, il quartiere è delimitato idealmente dal quadrilatero composto da via Bergognone, la Darsena, il Naviglio Grande e via Solari, con centro costitutivo in piazzale Stazione Genova. 

 

La Scaletta

Quantomeno curioso il ponte pedonale di sovrappasso dei binari, conosciuto come la Scaletta. In ferro riverniciato di verde, funziona da cintura di unione delle due metà del quartiere, separate dai binari della stazione. Lo costruì nei primi anni del Novecento la società Nathan Uboldi, i cui disegni originali sono conservati nell’archivio del Castello Sforzesco. A quanto risulta la ditta intratteneva un rapporto di collaborazione con lo Studio Eiffel di Parigi per la progettazione delle sue strutture. 

Oltre a “la Scaletta” è chiamato Ponte degli Artisti per via delle opere di Street Art lasciate sui parapetti della struttura. Numerosi artisti, non solo della zona, hanno lasciato traccia del loro passaggio, tra cui ricordiamo: Thomas Berra, Carlo Cecaro, Manu Invisible, Sante Egadi, Urban Solid, Omer TDK, Johnny Frog, Roberto Spadea, Andrea di Carpegna Varini, Cesar Regledo, Guido Duty Gorn, Fiuto, Willow, Beppe TRX e Claudio Jaccarino. Il Ponte è un pezzo di storia del costume locale e simbolo del lavoro “produttivo” che rese grande nel mondo Milano e i milanesi. Diventato una vera icona pop, ha fatto da sfondo a immagini fotografiche di moda ed è comparso in alcuni film, come Rataplan di Maurizio Nichetti uscito nel 1979. 

 

Porta Genova: un alto prezzo da pagare

Attualmente è chiuso per motivi di sicurezza dovuti a problemi strutturali. Fino al 22 agosto 2016 ha collegato il quartiere Navigli con quello di Tortona. Il suo destino è intrecciato alla stazione di Porta Genova, la quale nel prossimo futuro dovrebbe venire soppressa; sarà soppiantata dalla stazione ferroviaria di Romolo e dalla stazione di San Cristoforo (che sarà servita pure dalla nuova M4). 

Nel corso dei decenni la zona dei Navigli, e con essa Porta Genova, ha registrato profondi cambiamenti. I vecchi laboratori e opifici hanno lasciato progressivamente il posto ad attività commerciali, perlopiù negozi di abbigliamento e locali notturni. Le caratteristiche “case di ringhiera” sono state in larga parte ammodernate, così da elevarne notevolmente il valore. Spesso una grande quantità di automobili in transito o parcheggiate intasano le strette vie. In definitiva, la zona è divenuta una delle più produttive di reddito e alla moda del capoluogo lombardo; a fronte, però, di un prezzo da sostenere parecchio alto: la snaturazione e la perdita di fascino.