Palazzo del Senato Milano, la sede dell’archivio di stato

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Palazzo del Senato a Milano
Palazzo del Senato a Milano

Il Palazzo del Senato è uno storico edificio di Milano, attualmente sede dell’Archivio di Stato. Conservato in condizioni ottimali, vanta una lunga storia, che può essere raccontata a partire dal 18 aprile 1786. Questa è una data importante per la città di Milano, con la pubblicazione del “Piano di organizzazione del Consiglio Governativo”; disposto da Giuseppe II nell’ambito del suo programma rivoluzionario di accentramento degli Stati compresi nell’Impero asburgico. 

 

Oltre alle antiche istituzioni del Ducato milanese, il nuovo Consiglio di Governo sopprimeva anche quelle da poco introdotte come il Magistrato di Sanità, il Tribunale Araldico e il Magistrato Camerale. Al loro posto nacquero sette dipartimenti, una enorme forza lavoro in conformità a due principi: la praticità e il decoro. Si stagliavano due opzioni: il Seminario o il Collegio Elvetico. 

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L’architetto Piermarini propendeva per il Seminario, tuttavia Giuseppe II scelse il Collegio Elvetico perché più isolato. L’imperatore aveva infatti notato che “è ben raro il vedere gl’impiegati alle ore 10 ne’ loro dipartimenti: al dopo pranzo il gran calore impedisce il lavoro, si pranza tardi, e poi si prendono alcune ore per il riposo”. Per correggere queste cattive abitudini era opportuno tenere i dipendenti pubblici lontani dai caffè e dalle osterie. Inoltre, Giuseppe II aveva reso obbligatoria anche per i dipendenti una divisa quasi militare, così da renderli ben visibili se avessero voluto oziare durante le ore d’ufficio. 

 

Al pianterreno del futuro Palazzo del Senato furono sistemati gli uffici a danaro (Tasse e Tesoreria), di Spedizione, del protocollo e di Cassa, riservata al pubblico. Il piano superiore subì un rifacimento in modo da ricavare sale per il presidente, il vice, i 7 consiglieri a capo dei Dipartimenti e un salone per le assemblee governative. In aggiunta, ulteriori sale vennero concesse alla Commissione per le pie fondazioni e alla Commissione ecclesiastica e degli studi.  Sempre nell’aprile 1786, per ricavare gli spazi necessari, il Pollack ripartì la chiesa in due piani, sistemando al superiore l’ufficio del Censo. 

 

Per togliere alla facciata il suo carattere religioso finirono rimosse le quattro nicchie con i santi e i timpani minori. Lungo il decennio successivo gli impiegati della Lombardia austriaca prestarono servizio presso il Palazzo di Governo secondo le direttive dall’imperatore, poi irruppero i francesi e tutto cambiò. 

 

Nel proclama di convocazione della Camera Alta o “Consiglio dei Seniori” e la Camera Bassa o “Consiglio dei Juniori”, la prima Repubblica Cisalpina espresse con non poca ipocrisia: “Là sulla tribuna va a giurarsi individualmente da ciascun rappresentante l’osservanza inviolabile della Costituzione, l’odio eterno al governo de’ re, degli aristocratici ed oligarchi, e va a promettersi da ciascheduno di non soffrire giammai alcun giogo straniero, di contribuire con tutte le forze al sostegno della libertà e della eguaglianza, ed alla conservazione e prosperità della Repubblica”. Parole tanto ammiccanti quanto vuote, infatti le assemblee erano nominate dai francesi e operavano in uno Stato presieduto da un Direttorio di generali francesi. 

 

Il 19 marzo 1805 Napoleone Bonaparte fu proclamato re d’Italia. Decadde pertanto la Repubblica e fino al 1808 si susseguirono gli Statuti costituzionali del Regno d’Italia. Il quinto istituì il Senato consulente, il sesto definì l’organizzazione e le competenza. 

 

L’ex Palazzo del Governo, scelto come sede del Senato, ancora come l’avevano lasciato gli austriaci, necessitava di una ristrutturazione che lo rendesse adeguato a personalità illustri. Dal 6 aprile, giorno della destituzione di Napoleone, al 26 aprile, quando l’armata austriaca entrò in città, Milano venne scossa da timori, ansie, incertezze. Il Senato, riunito in seduta straordinaria, si attirò l’astio del popolo nel momento in cui bocciò la proposta del viceré Eugenio di Beauharnais di diventare re d’Italia. Ciò suscitò vari, violenti, tumulti finché il 22 aprile, radunati dal podestà Antonio Durini, i Collegi elettorali soppressero il Senato. 

 

Con il ritorno degli Austriaci la struttura fu di nuovo un tranquillo conglomerato di uffici, tra cui quello della Contabilità di Stato fu il più significativo, che, formato da quasi 300 addetti, diede il nome all’edificio fino al 1859. Il ruolo ricoperto prevedeva di analizzare la spesa pubblica in modo da verificarne la congruità e la competenza con il bilancio di previsione. 

 

Dopo l’unità d’Italia il palazzo rimase vuoto, ad eccezione di singole iniziative, alcune delle quali molto importanti per il futuro della città. Nel 1886 il direttore dell’Archivio di Stato, Cesare Cantù, poté avverare il sogno di avere un complesso ad uso esclusivo del suo ente. Tra i numerosi lavori di restauro e adattamento, il più significativo venne eseguito nel post Seconda Guerra Mondiale per riparare ai gravi danni arrecati dai bombardamenti.

 

I cortili vennero restaurati e l’edificio verso la via Boschetti completamente rifatto. Il Palazzo del Senato, o Archivio di Stato, si trova in via Senato 10 ed è facilmente raggiungibile con la metro 1 (linea rossa) scendendo a Palestro o con la metro 3 (linea gialla) scendendo a Turati. Il sito è accessibile a tutti gratuitamente, previa domanda annuale di accesso.