Palazzo Durini Milano: ambizioso edificio seicentesco

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Palazzo Durini Milano
Palazzo Durini Milano

Il Palazzo Durini, sito nell’omonima via di Milano, è uno dei più fulgidi esempi di edilizia Seicentesca della città. Acquistata una quota della casa il 16 febbraio 1645 da Margherita Niguarda, vedova dei fratelli Mandelli, la settimana seguente i Durini ricevettero la quietanza per aver occupato una porzione di suolo pubblico. Il progetto venne commissionato da don Giovanni Battista, conte di Monza, ad uno dei più importanti architetti dell’epoca – Francesco Maria Richino – ormai in età avanzata e all’apice della sua fama. 

La Raccolta Bianconi

Sull’ambizioso lavoro, oggi, conservati nella Raccolta Bianconi, esistono diversi disegni, che ci permettono di vedere come il nuovo edificio fu sovrapposto ai precedenti. Presumibilmente si decise di conservare parte della struttura sulla sinistra guardando la facciata, mentre quella destra finì completamente abbattuta. La residenza adiacente (ed oggi parte integrante) sarà poi acquistata per creare locali di servizio. 

Riguardo alla facciata è possibile seguire abbastanza bene le varie fasi della progettazione. Si partì da un primo bozzetto più richiamante palazzo Annoni, forse un modello standard, appartenente al campionario che Richino usava mostrare a chiunque chiedesse un palazzo a nove finestre. Nel prosieguo furono separatamente elaborati gli elementi più rilevanti della facciata, vale a dire il portale e le chiusure ai lati. 

Il maestoso balcone

Fondato su solidi elementi strutturali, il Palazzo Durini venne collocato in mezzo al grande portale, comprensivo di tre finestre e in grado di reggere il balcone. Un elemento di notevole prestigio perfettamente corrispondente alle pretese di “magnificenza” dei proprietari. Magnificenza, però, accompagnata a rigore. Forse perché considerata troppo frivola, alla base delle finestre dell’ultimo ordine si fece a meno della decorazione a festoni, inizialmente prevista. 

Per ottenere un equilibrio ideale, il Richini inventò, ai lati della facciata, due chiusure prodotte con un bugnato che man mano si alleggerisce via via che sale verso il cornicione. Da segnalare infine come sulla facciata definitiva si rinunciò all’emblema di famiglia, pudicamente inserito ai quattro angoli del cortile, all’altezza del cornicione. Pur denotando una certa padronanza dei mezzi architettonici dell’epoca, il cortile aveva forme molto semplici, con le finestre allineate sopra un quadriportico a colonne binate. Unico elemento decorativo, oltre agli emblemi, i mascheroni, impiegati per ornare le mensole. 

In linea con lo stile sobrio, anche la facciata sul giardino è poco appariscente, priva di ogni elemento architettonico degno di nota. Sulla destra del cortile è situato lo scalone d’onore, mentre poco più avanti l’accesso al cortile di servizio, con la scuderia e il deposito delle carrozze. L’abitazione principale dovette essere collocata sul corpo affacciato sul giardino, servito da una seconda scala. Ed è questa la parte più interessante a livello artistico, dati gli affreschi che decorano le sale più fastose, che resistono ancora oggi. 

Il salone centrale

Al pianterreno, il salone centrale ha un Trionfo d’Amore sulla volta. Al piano nobile, sotto il soffitto, sono raccontate su lunghe fasce la Vita di Achille, le Fatiche di Ercole e la Vita di Enea. Completano l’arredo il celebre Pegaso impennato, Centauri e Scene bacchiche. Sulla paternità di tali affreschi circolano versioni contraddittorie. La tesi prevalente vuole che se ne siano fatti carico la scuola del Nuvolone e del Suster. Degli otto figli di Antonio a Palazzo Durini ci viveva la famiglia di Giacomo, sposato con Paolina, che sarà l’ultima Durini a possederlo. 

Il più noto dei figli fu invece Alessandro, che studiò pittura a Brera dedicandosi fin dal principio ai soggetti storici allora ricorrenti, specializzandosi poi nell’acquerello. Molti dei suoi numerosi lavori, apprezzati ovunque, vennero esposti per parecchi anni presso il Museo Durini istituito dal figlio Antonio. Quando nel 1939 il Museo venne chiuso, i quadri passarono al controllo del Comune di Milano che da allora li conserva nei depositi della Galleria d’Arte Moderna.   

Il passaggio di proprietà 

Alla morte di Paolina, il Palazzo Durini, intanto acquistato dal senatore Borletti, passò di proprietà ai Caproni di Taliedo che dal 1916 occupavano gli appartamenti verso il giardino e ricevette il rifacimento della contessa Timina Caproni, con la collaborazione dell’Arch. Bacci, del pittore Franco Milano e dello scultore Emilio Monti. La balaustra sopra il cornicione del cortile è opera del restauro che ha sostituito parte del tetto con un terrazzo. La balaustra che si trova nello scalone in fondo al cortile fu trasportata nel 1940 da palazzo Arnaboldi in corso Monforte. 

Durante i bombardamenti del 1943 i Caproni salvarono Palazzo Durini mobilitando parecchie persone. Una bomba caduta nelle vicinanze fece cadere i quattro stemmi del cortile e ruppe la statua di Gian Battista Durini. Nel 1963 il complesso ospitava il centro culturale voluto da Aldo Borletti dotato di un teatro e di una biblioteca. Ancora di proprietà nel 1980 degli otto figli di Gianni Caproni, ospita attualmente la Fondazioni Durini ed è stato sede dal 1997 al 2009 anche della squadra di calcio dell’Inter. Per maggiori informazioni visitare la sezione apposita sul sito della Fondazione Durini.