Parco di Villa Finzi: 50mila metri quadrati in cui passeggiare all’aria aperta

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Parco di Villa Finzi
Parco di Villa Finzi

Oltre 50mila metri quadrati in cui passeggiare all’aria aperta, tra siepi, viali alberati e un laghetto. Nel quartiere di Gorla, zona nord-est, si trova il Parco di Villa Finzi

Una strada e un muro di cinta lo separano dal Naviglio della Martesana e il suo ingresso è in via Sant’Erlembardo, una traversa a sinistra di viale Monza. Tra i più antichi in città, realizzato, con la massima accuratezza per abbellire il complesso. È ricco di alberi d’alto fusto, mentre all’interno sono numerosi i servizi rivolti alla cittadinanza.  

 

Parco di Villa Finzi: destinato a fini benefici

Agli inizi del XIX secolo, la villa, allora sita in piena campagna, era di proprietà del conte ungherese Batthyany, ufficiale degli ussari, che fece costruire il giardino nel 1829. Questo era attraversato da un fontanile, Acqualunga, che sgorgava a Precotto e sottopassava la Martesana, al margine della proprietà. Prima forava, impreziosito da due piccoli templi di stile neoclassico: uno, il Tempio dell’Innocenza, a livello superficie; l’altro, il Tempio della Notte, sotterraneo, presso una grossa artificiale ora difficilmente praticabile. 

Nella seconda metà dell’Ottocento, Fanny Finzi Ottolenghi, la nuova proprietaria della villa, destinò il parco a fini benefici. Qui vi fece costruire una “casa-giardino per i bambini di Gorla”; e, ad inizio Novecento, in collaborazione con l’Istituto ortopedico Gaetano Pini, un “rifugio per ragazzi inabili”, che presto divenne il principale centro per il recupero motorio a livello nazionale. Nel 1934, una volta trasferita, l’intera proprietà confluì nel patrimonio del Comune che la destinò a parco pubblico. 

 

Tempio della Notte: ispirato al Giardino paesaggistico

All’interno del Parco di Villa Finzi, come appena detto, esiste, non visibile, un ipogeo, adibito in passato a tempio e luogo di riunione. Questo finché per i residenti della villa non cambiò destinazione d’uso, convertito in ghiacciaia. 

Il tempio fu fatto erigere, tra il 1826 e il 1836, dalla famiglia Batthiany ed è ritenuto una straordinaria architettura da giardino. Nello specifico, viene associato alla cosiddetta stagione del Giardino paesaggistico, meglio conosciuto come Giardino all’inglese, che durante l’Ottocento trovò ampia diffusione in Lombardia.  

Oggi in Italia è noto solamente un altro Tempio della Notte, quello edificato nel parco della villa del conte Ambrogio Uboldo a Cernusco sul Naviglio. Anche questa sfarzosa residenza sita sulla Martesana. 

Eppure, la grotta con il Tempio della Notte era un’architettura rinomata ed in uso nel corso del XIX secolo; alcuni visitatori nelle loro escursioni in Europa consigliano il parco del barone Von Braun presso Schonau (Vienna), sempre per il suo celebre tempio della notte. Ebbene, studi recenti condotti dagli esperti hanno messo in chiara evidenza un collegamento tra alcune di queste architetture e la massoneria. 

 

Il mistero risolto dell’oculo centrale 

 Il Tempio della Notte è composto da tre corridoi coperti a volta con blocchi di ceppo d’Adda alti due metri circa (cavati a Trezzo d’Adda), che giungevano nel capoluogo lombardo navigando lungo il corso del Naviglio Martesana. I cunicoli, tra loro interconnessi, portano alla camera centrale dove si erge il tempio circolare. Lo impreziosiscono otto colonne in marmo bianco, con delle nicchie che le collegano, e capitelli in stile corinzio. Una volta a tutto sesto con oculo centrale compone la struttura, attraverso cui filtra la luce. 

 Tramite l’analisi della posizione del sole rispetto all’edificio all’epoca della sua realizzazione, si è scoperto che durante il solstizio d’estate (21 giugno) e il 7-8 agosto, penetrando dall’oculo, il sole illuminava alcune nicchie. Ormai vuote, le nicchie dovevano ospitare all’epoca delle statue, o essere deputate a qualche rito propiziatorio. 

“La struttura rientra in un complesso progetto architettonico, astronomico e simbolico legato alla massoneria e alla moda del giardino all’inglese del XIX secolo”, raccontava a Il Giornale Claudia Ninni, architetto e socia della Scam (l’ associazione speleologia cavità artificiali Milano). “Secondo i nostri studi, durante i solstizi la luce filtra dalla cupola in modo particolare, tale da illuminare una delle nicchie del tempio”. Con il patrocinio di zona 2, nel settembre 2009 è stata eseguita la pulizia del complesso. 

 

Parco di Villa Finzi: alberi e attrezzature

Tra le numerose essenze, il Parco di Villa Finzi annovera: acero (in molteplici varietà), ailanto, carpino bianco, ciliegio, faggio, ginkgo biloba, ippocastano, mirabolano, noce nero, olmo, pioppo cipressino, pioppo nero, quercia rossa, robinia, tiglio selvatico. 

Da segnalare poi, per la sua rarità, un gelso da carta, e un ippocastano particolarmente imponente. All’interno dell’area sono presenti un asilo, una scuola dell’infanzia e una elementare, un centro sociale per anziani e il Servizio veterinario della ASL di Milano. Due gli spazi gioco per bambini.