Conservatorio Giuseppe Verdi Milano: formazione ed iniziative culturali

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Conservatorio Giuseppe Verdi Milano
Conservatorio Giuseppe Verdi Milano

Il Conservatorio Giuseppe Verdi, sito in via Conservatorio 12 a Milano, è uno dei principali istituti di formazione musicale in Italia. Oltre che dei corsi istituzionali, ospita nelle sue sale una ricca serie di iniziative culturali, e numerose stagioni concertistiche. La sua storia ha origine poco più di due secoli fa, istituito mediante Regio Decreto Napoleonico nel 1807, e inaugurato il 3 settembre dell’anno seguente con l’emanazione del primo Regolamento degli Studi di cui era firmatario Eugenio de Beauharnais, il Viceré del Regno d’Italia. 

 

Fondato presso un complesso religioso

Come prima e unica sede, il Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi ha la collegiata della Chiesa di Santa Maria della Passione. Sebbene fondato presso un complesso religioso, si contraddistinse fin dal principio per essere laico, a differenza di altri Conservatori italiani di notevole tradizione, quali quelli veneziano e napoletano. Della prima fase storica va ricordato l’avvio di consuetudini, dal notevole sviluppo in seguito. 

 

Sala Puccini del Conservatorio Giuseppe Verdi Milano
Sala Puccini del Conservatorio Giuseppe Verdi Milano

 

 

Nello specifico, da un lato le annuali accademie musicali aperte al pubblico, dall’altro prove generali dei giovani allievi e proposte di concerti con programmi innovativi in cui figuravano sia opere poco note dei romantici e classici o di altri autori “ultramontani”, sia di compositori allora considerati “antichi” quali Gastoldi, Paisiello, Piccinni e Scarlatti. 

 

Radicatesi nel corso dei decenni nella vita musicale meneghina, tali abitudini comprovano il graduale inserimento del Conservatorio Giuseppe Verdi nel firmamento artistico cittadino. Una tappa cruciale e assai significativa risale agli anni Cinquanta del XIX secolo, per via del contributo di illustri dirigenti e docenti quali Lauro Rossi, Alberto Mazzuccato e Antonio Bazzini. In virtù della riforma accademica e strutturale, il Conservatorio divenne Liceo musicale. Grazie alla radicale riforma da scuola professionale divenne accademia d’arte, polo di riferimento per le future forme di rinnovamento. 

 

Di particolare rilievo risultò poi la posizione del Conservatorio Musica Giuseppe Verdi nella caotica situazione culturale nazionale post-unitaria. All’indomani dell’evento due giovani e promettenti studenti, Arrigo Boito e Franco Faccio, si fecero portavoce della battaglia filosofica tra l’arte di tradizione italiana e quella invece più “avvenirista”, fondata sulle composizioni di Wagner. 

 

Assieme all’Accademia di Brera, il Conservatorio venne investito da profondi cambiamenti nei programmi insegnati, favorito da personalità del calibro di Alberto Mazzucato, direttore anche della Scala dal 1859. Una gestione segnata in maniera indelebile da opere di profondo cambiamento quali il Mefistofele di Boito e l’Amleto di Faccio, dove si assistette alla progressiva rivalorizzazione della parte strumentale. Inoltre, sotto la gestione di Bazzini e di Gallignani, iniziò la stretta collaborazione fra il Conservatorio e il maggiore teatro cittadino, che durante tutta la prima metà del Novecento vedrà sulle scene figure prominenti del Conservatorio quali Puccini, Catalani, Ponchielli, Mascagni e Bazzini. 

 

Il Ministero della pubblica educazione del nuovo Governo scelse nello stesso periodo di prendere il Conservatorio di Milano a modello nazionale per l’organizzazione degli studi musicali. Lungo l’intero XX secolo sarebbe in realtà continuata la regolamentazione degli studi musicali; e, nelle varie tappe intermedie, i docenti e i direttori dell’istituto apportarono un contributo rilevante. 

La fase della ricostruzione post bellica venne in un primo momento capitanata da Riccardo Pick Mangiagalli e poi da Giorgio Federico Ghedini, lungimiranti nell’osservare il movimento internazionale, favorendo la conoscenza della musica dodecafonica e delle espressioni più avanzate dello stile contemporaneo. 

 

In qualità di docente di composizione, Ghedini trasmise l’interesse per la sperimentazione ai suoi studenti, fra i quali vanno annoverati Giacomo Manzoni, Luigi Maderna, Niccolò Castiglioni e Luciano Berio. Dagli anni Sessanta il Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi entrò in una delle epoche più vive e sperimentali. Il corpo insegnanti accolse nomi in grado di segnare profondamente la storia della musica e del concertismo internazionale. Per ricordarne qualcuno: i musicisti Antonio Ballista, Bruno Giuranna e Piero Rattalino, il compositore Franco Donatoni e il poeta Salvatore Quasimodo. Gli anni ’60 furono caratterizzati dall’ingente afflusso di studenti e soprattutto dall’avvio di un processo di revisione; si promossero attività stimolanti, da seminari a scambi internazionali, fino a corsi inediti sulle correnti musicali più attuali come il jazz, la musica elettronica. Nel 1965 partì, in aggiunta, il corso di Musicologia. Che oggi prosegue imperterrita l’elaborazione di percorsi formativi e di produzione artistica quanto più in linea alle moderne esigenze di tipo tecnico e teorico. 

 

Dalle innumerevoli attività curate in due secoli, derivano infine la realizzazione di un enorme archivio, un Museo degli Strumenti musicale e una biblioteca con un patrimonio storico-musicale fra i più rilevanti in Europa. Con il supporto di Regione Lombardia e la collaborazione dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense, la Biblioteca ha intrapreso l’informatizzazione dei suoi cataloghi e dal 1991 aderisce al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). Per maggiori informazioni sul programma, la didattica e molto altro consultare il sito www.consmilano.it. La fermata più vicina della metro è San Babila, raggiungibile con la linea M1 (rossa).