Piazza San Babila, un luogo d’incontro per l’alta borghesia

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piazza San Babila Milano
piazza San Babila Milano

Luogo d’incontro per l’alta borghesia milanese. Testimonianza dell’architettura in epoca fascista. “Trincea nera” del movimento neofascista locale sviluppatosi negli anni Settanta. Benvenuti a Piazza San Babila. Sita nel cuore di Milano, collegata da Corso Vittorio Emanuele II a Piazza Duomo, siamo dinanzi ad uno dei maggiori punti di riferimento cittadini. Il nome deriva dalla omonima basilica in essa presente. 

 

Piazza San Babila: un centro storico più conforme alle nuove esigenze

 

In origine, lo spazio antistante al luogo di culto non era nient’altro che un semplice sagrato, affacciato su Corso Vittorio Emanuele II. All’inizio del Novecento gli abitanti cominciarono ad aumentare esponenzialmente. Nella ricerca di un centro storico più conforme alle nuove esigenze, l’amministrazione comunale prese una scelta. Quella di collegare meglio alcune vie storiche con la costruzione di Corso Matteotti e Piazza Meda.

 

Tali lavori, eseguiti nei primi decenni del XX secolo e conclusi nel 1928, condussero a un corposo smantellamento. Attraverso lo spazio lasciato vuoto dalle case poste davanti all’antica basilica, fu realizzato largo San Babila. Per quanto riguarda gli edifici, il primo ad essere eretto si trova ancora oggi accanto alla Casa degli Omenoni. 

 

Il largo diventa una vera e propria piazza

 

Nel 1931 si stabilì di allargare ulteriormente i confini di largo San Babila, in modo da renderlo una piazza vera e propria. Buttati giù diversi fabbricati, il lato settentrionale raggiunse la forma definitiva in breve tempo. Senza interventi invasivi, le operazioni richiesero una manciata di mesi. Al contrario, i lati sud ed est subirono modifiche radicali a partire dal 1935. Galleria Ciarpaglini e il Teatro Nuovo sostituirono l’antica Galleria De Cristoforis verso sud; mentre Piazza Umberto Giordano e la Galleria San Babila presero a est il posto dei complessi in stile neogotico veneziano, conosciuti come “Case Veneziane”. 

 

Il progetto terminò nel 1948, tuttavia i bombardamenti angloamericani, avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, imposero ulteriori rifacimenti. I ritocchi conclusivi nell’ormai Piazza San Babila ebbero luogo nel 1957, con l’edificazione della Galleria Passarella. Fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Settanta una serie di scavi diede poi vita alla stazione metropolitana. 

 

L’alta borghesia cittadina (la cosiddetta “Milano bene”) cominciò a darsi qui appuntamento nel dopoguerra. Negli anni Sessanta, in seguito all’apertura, nelle vicinanze, delle sedi del Raggruppamento giovanile e della Giovane Italiana, movimenti entrambi gravitanti, in ottica politica, intorno alla destra di ispirazione fascista, Piazza San Babila divenne luogo di aggregazione per i simpatizzanti di questo schieramento. Un fenomeno ribattezzato, con tono dispregiativo, sanbabilini. 

 

Le organizzazioni di destra di matrice neofascista passarono dalle sedi di partito alle iniziative in esercizi pubblici. Tra cui il più noto, collocato sotto i portici all’angolo con Corso Vittorio Emanuele II, fu il Motta, oggi convertito in un negozio del brand di abbigliamento Diesel. I piani architettati dai gruppi neofascisti, in coabitazione con il Movimento Sociale, portarono, il 12 aprile 1973, alla strage conosciuta come “giovedì nero di Milano”.  

 

Proliferano le sottoculture giovanili

Successivamente Piazza San Babila fece da cornice a varie mode e sottoculture giovanili, completamente estranee alla politica, e sotto molti aspetti opposte alle precedenti idee. In particolare, si distinsero gli yuppie, i fioruccini e i paninari. 

 

Gli yuppie consistevano in professionisti giovani e “rampanti” che rincorrevano l’affermazione economica riconoscendone la loro completa realizzazione; i fioruccini, chiamati così per via del negozio Fiorucci di Corso Vittorio Emanuele II, cercavano lo sballo e di differenziarsi tramite un look trasgressivo; infine, i paninari, nati al bar Il Panino della vicina piazzetta Liberty, erano accomunati da un abbigliamento griffato e dall’adesione a uno stile di vita basato sul consumismo. 

 

Piazza San Babila: la Torre Snia Viscosa e il palazzo del Toro

 

Piazza San Babila, a pianta rettangolare, annovera il primo grattacielo costruito nel capoluogo lombardo: la Torre Snia Viscosa, realizzata da Alessandro Rimini nel 1937. Analoga è la configurazione sul fronte interno, dove spicca l’imponente palazzo del Toro, costruito nel 1939 da Emilio Lancia e Raffaele Merendi; concepito come complesso polifunzionale, comprendeva il Teatro San Babila il Teatro Nuovo.  Nel prosieguo, pur conservando la struttura, sono gradualmente mutate destinazione e proprietà. 

 

Torre Snia Viscosa in piazza San Babila Milano
Torre Snia Viscosa in piazza San Babila Milano

 

Molteplici attività commerciali hanno occupato gli uffici dei palazzi rivolti verso la piazza e i fondi di vendita al pubblico. Parlando nello specifico degli edifici, anch’essi sono stati oggetto di rifacimento. Un esempio al di là delle logiche di mercato è l’ex garage Traversi, dismesso da anni.