Fonderia Napoleonica Eugenia Milano un luogo d’arte

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Fonderia Napoleonica Eugenia di Milano
Fonderia Napoleonica Eugenia di Milano

La storia della Fonderia Napoleonica Eugenia è strettamente correlata a quella del quartiere Isola e al santuario di Santa Maria alla Fontana, così chiamato per la fonte qui sgorgante e a cui il credo popolare conferiva virtù benefiche e addirittura miracolosa. L’area ove è situata la fonderia apparteneva ai beni del complesso religioso sito nelle vicinanze che verso la fine del XVIII secolo raggiungevano i quartieri Dergano, Maggiolina e Prato Centenaro, comprendendo campi coltivati e diverse costruzioni rurali. 

 

Situata nel cuore del quartiere Isola

Situata in via Thaon di Revel, una via nel cuore del quartiere Isola la Fonderia Napoleonica Eugenia rappresenta oggi un luogo d’arte e culturale in cui vengono organizzate manifestazioni, mostre ed eventi. Gli sviluppi avuti nel corso dei secoli hanno dato forma oggi al complesso capace di ampliare notevolmente i propri confini. Un protagonista storico, in grado di rivoluzionare completamente l’area fu Napoleone. Difatti, i terreni in prossimità di Santa Maria Fontana furono requisiti dalle truppe francesi e destinati alla costituzione di una fonderia di bronzo. Se ne occuparono i fratelli Manfredini: il viceré Eugenio di Beauharnais (omaggiato dal centro nel nome) interpellò i due esperti fonditori e orafi accorsi appositamente da Parigi affinché si prendessero carico della costruzione, completata nel 1806. 

Le lavorazioni in bronzo per arredi 

I fratelli iniziarono a lavorarci su, realizzando sia grandi che piccoli oggetti di lavorazione bronzea per arredi. Fra le più significative è degna di menzione la sestiga, dislocata sull’Arco della Pace in Parco Sempione. Nel 1868 presero il controllo i Barigozzi. Da lì in poi la nuova famiglia al comando ha sempre avuto in mano la gestione della Fonderia Napoleonica Eugenia, fino alla sua chiusura. Con varie officine sparse in altre località del nord Italia (tra le quali Asti, Pallanza e Pavia) e nel Canton Ticino (Balerna e Locarno), si erano serviti a partire dal 1851 dello stabilimento “Alla Fontana” per la produzione di campane. Nel 1868 i Barigozzi aprirono dunque un’officina stabile anche a Milano attrezzandola di un grande forno a riverbero, fondamentale per la realizzazione di interi complessi di campane in una sola fusione, i cosiddetti “concerti” caratteristici della tradizione ambrosiana. 

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Dalla seconda metà dell’Ottocento ebbe corso uno sviluppo rapido, realizzando campane, oltre che per le località lombarde e piemontesi, anche per città e Paesi di altre regioni e nei primi decenni del Novecento per le numerose comunità italiane presenti in Sud America (Argentina, Brasile, Paraguay e Perù), a Malta e nelle allora colonie italiane (Libia e Somalia). Superata la crisi provocata dalla Seconda Guerra Mondiale, in cui le campane furono requisite, per il riutilizzo a scopi bellici dei componenti del bronzo (il rame e lo stagno). L’attività riprese con la regolare produzione in varie Nazioni del mondo (Birmania, Congo, Giappone, Kenya, India, Rodeisa, Somalia), fino agli anni Sessanta, quando la richiesta di campane calò progressivamente.

 

L’archivio fotografico della Fonderia Napoleonica Eugenia

L’attività comunque fu ampiamente documentata in un archivio fotografico e cartaceo: Ermanno Secondo Barigozzi annotava ogni dettaglio delle costruzioni, delle tecniche e dei dettagli che, oggigiorno, permettono di stabilire i processi allora attuati. 

 

Le creazioni artistiche furono parecchie, alcune tuttora presenti nelle zone più celebri della città di Milano. I Barigozzi e lo scultore Barzaghi strinsero una lunga e proficua collaborazione, sublimata dai monumenti dedicati a Luciano Manara, adesso nei Giardini Pubblici di Porta Venezia, e ad Alessandro Manzoni, in Piazza San Fedele. Nel 1896, la Fonderia concluse una delle opere più conosciute e spettacolari. Nonostante si veda spesso, talvolta finisce in secondo piano, trovandosi accanto al Duomo. Stiamo parlando del monumento equestre raffigurante Vittorio Emanuele II, frutto dello scultore Ercole Rosa. 

 

Nei successivi decenni le fusioni andarono avanti con la realizzazione di numerose opere, nazionali e internazionali, commissionate da affermati scultori dell’epoca. Tra i quali: Enrico Buzzi, Francesco Penna, Lodovico Pogliaghi, Vincenzo Vela ed Ettore Ximenes. La storia della famiglia Barigozzi giunse al termine nel 1975, quando la ditta chiuse. 

 Dove si trova

La Fonderia Napoleonica Eugenia è ora aperta ai visitatori, sita in via Thaon di Revel 21. Nel primo salone, che precede la fossa di fusione, erano raggruppati i metalli e i materiali prima di costruire campane e statue. Al secondo piano, invece, c’è il forno maggiore con le pareti in legno e in bronzo. L’ultimo Barigozzi ha fatto eseguire dei lavori di ristrutturazione, mantenendo perciò gli alti soffitti in legno con il pavimento in cotto e le travi scoperte. Altrettanto affascinanti sono le stanze adibite a museo che conservano la collezioni di appunti e le foto d’epoca della famiglia Barigozzi. Accanto al forno maggiore, la stanza paradiso contiene al suo interno i calchi in gesso di santi e martiri, posti sulle campane come ornamenti. Per visitare la Fonderia Napoleonica Eugenia fissate un appuntamento.