Gay Pride a Milano, tutto pronto per la giornata del 29 giugno

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Gay Pride

Gay Pride, la parata del 29 giugno è ormai pronta, tutto è stato organizzato al dettaglio anche perchè si tratta ormai della settima edizione e niente può essere fuori posto. Quest’anno è stata organizzata sulla base del progetto nato nel 2013 e adesso è diventata la più ambita della Pride Week.

Già nei giorni precedenti ci sono stati diversi eventi tutti molto interessanti che hanno permesso alla città di Milano di riempirsi di ospiti.

Gay Pride, ecco quale sarà il percorso della parata

Il Gay Pride partirà da piazza Duca d’Aosta, davanti la stazione centrale, alle 15. Un’ora dopo ci sarà invece la partenza del corteo che andrà verso via Vitruvio per girare a sinistra su via Settembrini. Subito dopo si dirigerà verso piazza Caiazzo, poi girerà a destra su via Palestrina, per imboccare infine corso Buenos Aires. Si fermerà poi a piazza Oberdan.

Alla fine del corteo proprio su Corso Buenos Aires verrà anche allestito un palco che permetterà di festeggiare come si deve l’evento. La serata sarà presentata da Debora Villa e Daniele Gattano. Si verificheranno gli interventi di Monica J. Romano e Antonia Monopoli, con i discorsi del Coordinamento Arcobaleno e dei rappresentanti istituzionali. Non potrebbe mai mancare la tradizionale festa musicale, che avrà come ospite di eccezione dell’anno Baby K.

In Italia e nel mondo contemporaneamente al Gay Pride di Milano si svolgeranno altre parate, per esempio a Bari ed a Catania. Altri appuntamenti nel mondo europeo saranno invece negli Stati Uniti a San Francisco.

Gay Pride, giorni particolari tra storia e attualità

Questo è un periodo molto importante per la difesa dei diritti civili, in ricordo dei moti di Stonewall del 1969,avvenuti proprio 50 anni fa. Ci furono scontri violenti scontri fra gruppi di omosessuali e la polizia, a New York. Il primo fu proprio il 27 giugno con l’irruzione della polizia nel Stonewall Inn, un bar gay in Christopher Street nel Greenwich Village.

Purtroppo ancora adesso ci sono 70 Stati nel mondo in cui l’omosessualità è considerata illegale. In Sudan, in Iran, nello Yemen ed infine in Arabia Saudita ad oggi è ancora prevista la pena di morte. Mentre in altri Paesi, tra cui Uganda, Zambia e Guyana, si rischia di andare in carcere a vita.