Ripamonti Milano, aria pulita e verde ovunque

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Via Ripamonti Milano
Via Ripamonti Milano

La zona di Via Ripamonti è una delle più verdi, e con l’aria più pulita, della città di Milano, grazie ai viali alberati e al Parco della Vettabbia. Quartiere situato a sud della città nel Municipio 5, quest’ultimo prende il nome dall’omonimo naviglio e confina con il territorio comunale di Opera. Fin dal XII secolo ha subito interventi di bonifica. 

Inizialmente ha assunto il nome di “valle dei monaci” proprio per via della coltivazione dai monaci dell’Abbazia di Chiaravalle; lungo un percorso che, proseguendo fino al Po (che raggiunge a Corte sant’Andrea), collega il capoluogo lombardo alla via francigena. Nella prima parte esiste ancora un antico mulino. 

Parco Vettabbia Milano: la vegetazione

La vegetazione del Parco Vettabbia a Milano è quella tipica della pianura padana, ossia di tipo irriguo. Qui si alternano cereali autunno-vernini (prevalentemente frumento), riso, mais, erbai e prati. La parte spontanea è ridotta a limitate aree boschive, sviluppato lungo gli alvei dei canali, ed a piccoli gruppi arborei isolati. La flora è esotica ed alloctona, ossia è originaria di altri territori, giunte sin qui in seguito all’attività umana, volontaria o involontaria. Perlopiù è costituita da ailanto, buddleja, pioppo nero, quercia rossa, robinia, uva turca; compongono lo strato sottostante la copertura arborea, costituita in esclusiva da rovo e sambuco nero. 

Il recente “imboschimento” ha consentito dunque di sostituire gli alberi andati tagliati o distrutti; a tale scopo sono state messe a dimora piante giovani per ricreare i tipici ecosistemi naturali della pianura padana quali le forestali:

  • di carpino bianco;
  • di farnia;
  • planiziali. 

Che oggi risultano ridotte a pochi lembi, isolati e frammentati. 

Tre tipologie di bosco sono così ricreate:

  • alneto di tipico ontano nero;
  • querceto di farnia con olmo;
  • querco-carpineto.

Le specie arbustive impiegate nelle sistemazioni a verde dell’area sono anche autoctone: 

  • biancospino;
  • corniolo;
  • evonimo o fussagine;
  • ginestra;
  • ligustro;
  • nocciolo;
  • pallon di maggio;
  • rosa canina;
  • salice grigio;
  • sanguinella;
  • spincervino. 

All’ingresso del Parco Vettabbia è stato invece realizzato un noceto, grazie all’impianto di piante di noce di circa un anno. Infine, a lato della rete di irrigazione o lungo i confini dei campi sono presenti monofilari di pioppo cipressino; hanno principalmente carattere paesaggistico in quanto contraddistinguono il panorama agricolo.

La fauna

In merito alla fauna, il Parco della Vettabbia risulta piuttosto povera. La vicinanza al centro urbano, la scarsità di ambienti in grado di fornire copertura adeguata, la presenza di coltivazioni e gli habitat frammentati incidono. Tale scenario è popolato da un esiguo numero di specie, tipiche di ambienti rurali, concentrate principalmente nelle zone più naturali. 

Probabilmente favorite dalle coltivazioni praticate, nei pressi della cascina San Bernardo sono diffuse le arvicole campestri e le talpe. Da segnalare poi le tane di coniglio selvatico: fortemente gregario e prevalentemente notturno, questo roditore frequenta terreni asciutti e preferibilmente sabbiosi con parecchi cespugli. 

Praticamente estinta la varietà autoctona, le lepri avvistate derivano dai ripopolamenti eseguiti dalle associazioni venatorie. È possibile pure imbattersi in topi selvatici, moscardini e tassi, nonché in predatori quali volpi e faine. Tra gli insettivori si segnala il riccio europeo, solitamente osservabile in prossimità di cespugli o coltivazioni dove trova il cibo e i nascondigli in cui rifugiarsi. Mancano invece mammiferi di grandi dimensioni, coerentemente alla situazione della Pianura Padana, la quale, a causa della massiccia antropizzazione, non offre attualmente le condizioni per insediamenti naturali. 

 

Avifauna e invertebrati


Ai tipi di vegetazione ed alla loro stratificazione è legata la diversificazione e l’abbondanza dell’avifauna. Lungo i canali sono presenti la ballerina bianca, la ballerina gialla, la gallinella d’acqua e l’usignolo di fiume. Nelle aree prossime alle cascine Gerola e S. Bernardo, sono state rilevate borre di civetta, merli e passere d’Italia. 

Nelle campagne e nei prati si conteggiano numerosi esemplari di colombo di città, cornacchia grigia, gabbiano comune e storno, senza dimenticare qualche airone cenerino. Lungo le macchie arbustive e filari ci sono cinciarella, fagiano, fringuello, luì piccolo, pettirosso, scricciolo e usignolo. Per via delle cascine (o grange) nidificano le rondini, spesso visibili sotto i cornicioni o nelle stalle. 

Canali e rogge creano una sorta di ecosistema fluviale favorevole alla diffusione di molti invertebrati. Gli ordini sono maggiorente coleotteri, ditteri, efemerotteri, eterotteri, gasteropodi, irudinei, oligocheti. Tra gli anfibi, la rana verde è comune in tutti gli ambienti non urbani. 

Raramente si trovano il ramarro e l’orbettino; prolifera solamente la lucertola, sebbene prediliga habitat naturali. L’elevata urbanizzazione e le forti pressioni ambientali rendono la rete idrografica poco adatta alle specie ittiche. Una delle poche rimaste è il cavedano, appartenente alla famiglia dei Ciprinidi.