Palazzo Acerbi Milano e le strani voci diaboliche

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Palazzo Acerbi Milano
Palazzo Acerbi Milano

Palazzo Acerbi è un edificio seicentesco in stile barocco appartenuto al Sestiere di Porta Romana, situato in corso di Porta Romana 3 a Milano. Sul suo conto circolano strane voci, ‘diaboliche’, anche se nessuno lo direbbe dal primo sguardo. In apparenza una residenza comune (si fa per dire…), a tre piani, con la facciata di colore giallo e le decorazioni piuttosto sobrie. Eppure un tempo dentro quelle mura visse un uomo considerato dai locali come il diavolo in persona: il marchese Ludovico Acerbi, trasferitosi nella dimora negli anni Venti del XVI secolo. 

 

La storia del Palazzo Acerbi Milano

Ludovico Acerbi approdo nel capoluogo lombardo per conto del regno spagnolo, di cui curava gli interessi. A Milano il nobile condusse uno stile di vita alquanto dissoluto, scarrozzando in città su una carrozza trainata da sei cavalli neri e tenendo cerimonie sontuose nella struttura che poi assunse il suo nome. Evidentemente l’uomo non badava affatto allo stato di povertà sempre più insopportabile in cui versava la popolazione dell’epoca. E forse il disinteresse provato verso chi non riusciva a godere gli stessi agi a renderlo probabilmente inviso ai suoi concittadini. 

Palazzo Acerbi, acquisto dalla famiglia Rossi di San Secondo, presenta balconcini curvilinei, cornici dalla linea retta e, nel portale, teste di leone decorative. Ma il meglio è visibile negli ambienti interni, realizzati da Acerbi senza badare a spese, spinto dalla volontà di battere la proprietaria dell’immobile antistante, appartenente alla famiglia Annoni. Incastonata nella facciata, una palla di cannone, reperto delle Cinque giornate, è ancora oggi visibile.  

 

Palazzo Acerbi: la leggenda del Diavolo di Porta Romana

Ma ad accendere la fantasia popolare furono le nefandezze apparentemente compiute da Ludovico durante la peste del 1630, la stessa narra ne I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Secondo la leggenda, infatti, mentre i presenti venivano decimati dall’impietoso morbo, Acerbi continuava a ostentare le sue ricchezze, percorrendo la città a folle velocità con la sua lussuosa carrozza e organizzando balli nei suoi sfarzosi saloni con decine di servitori in livrea verde. 

La gente stremata passava sotto al palazzo e udiva le grida, la musica e poi lo vedeva uscire la sera o affacciarsi alla sesta finestra del primo piano, con gli occhi infuocati e il ghigno satanico. Secondo un anonimo cronista dell’epoca nessuno osava pronunciarne il nome. Sinistri dettagli che valsero all’uomo il ben poco affettuoso soprannome di Diavolo di Porta Romana. Ovviamente, le dicerie erano, però, totalmente infondate. In realtà, Acerbi persa la vita parecchi anni prima dello scoppio dell’epidemia. Eppure, la leggende proseguì ad aleggiare attorno tale personaggio, così controverso e dibattuto da ispirare il romanzo Gli Angeli di Lucifero, pubblicato nel 2011 da Fabrizio Carcano. Il giallo narra dell’interesse suscitato dalla figura del marchese negli ambienti esoterici e satanisti. In una lunga, e interessante, intervista rilasciata al Corriere della Seria, la storica dell’arte Attilia Lanza, autrice di Milano, andar per cortili, scritto con Marilea Somarè (Meravigli Edizioni), la leggenda si intreccia con la storia. 

Le cronache del tempo – narra la storica -, infarcite di sinistre fantasie dettate dal terrore e dalla superstizione, raccontavano che nel palazzo vivesse proprio satana”. In quegli anni tenebrosi, il povero polo meneghino vedeva nel signore spavaldo e festaiolo l’incarnazione del male in persona.

“Acerbi usciva tutti i giorni alla stessa ora — aggiunge Lanza—, puntuale, quando la sera si confondeva con il tramonto, pomposamente scortato da sedici staffieri sbarbati e in livrea verde dorata. Né giovane né vecchio, né magro né grasso, né bianco né nero. Era superbissimo e ostentava i suoi gioielli. Acerbi, data la sua origine ferrarese, doveva essere un gran buontempone: forse in un’arrogante e paradossale sfida all’ira divina, gli piaceva scorrazzare e curiosare per la città devastata, mantenendo, al sicuro nella sua elegante carrozza, le opportune distanze”. 

 

Il restauro del Palazzo Acerbi a Milano

Gli interventi eseguiti a Palazzo Acerbi suscitarono lo sdegno comune. “Lo fece restaurare in stile barocchetto lombardo che conserva oggi nella facciata con mascherine leonine ornamentali e balconcini in ferro (aggiunti, però, nel Settecento) — rivela la scrittrice —. All’interno, due corti porticate su colonne (la seconda in rococò con statue e rampicanti), il fronte su tre piani, ampi saloni in marmo con sculture, quadri di gran pregio, stucchi, specchi e tappezzeria di seta. Un vasto e luminoso scalone a tre rampe che conduceva all’appartamento padronale, l’unico ad aver mantenuto le decorazioni originarie. Infine, il giardino fu arricchito con piante esotiche e fontane. All’epoca era importante avere un palazzo in quella strada prestigiosa perché portava a Roma”. Della configurazione originaria, oggi occupata da uffici, rimangono solamente il cortile con i portici a colonna, il cancello in ferro battuto, le pitture ornate da stucchi sul soffitto e sui muri del salone dei festeggiamenti, lo scalone con gli angeli di bronzo.  

 

Raggiungere Palazzo Acerbi:

E’ possibile raggiungere Palazzo Acerbi attraverso la metropolitana M3 Linea gialla Milano.