Quartiere Baggio Milano: tra riqualificazione e molto verde

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Baggio Milano
Baggio Milano

Per respirare dell’aria sana a Milano, il quartiere Baggio è una buona opzione. Recentemente riqualificato, presenta diversi localini interessanti in cui mangiare o bere e fare due passi nel vicino Parco delle Cave. La visita è quantomeno consigliata a quegli abitanti desiderosi di trovare un po’ di quiete, lontani dal frastuono che caratterizza la metropoli. 

 

Posto nella periferia occidentale, appartenente al municipio 7, Baggio divide gli studiosi sull’origine del nome. Qualcuno ipotizza derivi da un’abbazia del terrapieno denominata badia aggeris; altri sostengono derivi da Badalocum (bada al luogo), torre militare romana che doveva dominare le campagne e la strada verso Novara. 

 

Baggio: i primi insediamenti 

 

Le prime storiche tracce di insediamenti umani risalgono a un periodo molto lontano, con buona probabilità già celtica, sicuramente romana (IV secolo d.C.). Il territorio passò sotto al controllo dei Romani, i quali accompagnavano a ogni conquista un’intensa opera di civilizzazione, che si traduceva nella costruzione di centri abitati e strade. 

 

Secondo la tesi prevalente, nella sommità più elevata sorse, successivamente, una torre di guardia ed avvistamento. In epoca medievale tale punto fu denominato Baggio. Purtroppo la cittadinanza rimase poi coinvolta in terribili distruzioni attuate dalle popolazioni barbare. Di Baggio si hanno nuove notizie nell’anno 881, quando il nobile Tazone ne promosse la ricostruzione; e sulle antiche fondamenta, completamente distrutte, fece erigere una chiesa dedicata a S. Apollinare e un campanile. 

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In età longobarda fu sede di una fara, ossia di una corte agricola fortificata. Nel 1162, all’invasione della città di Federico Barbarossa, garantì rifugio ad alcuni milanesi. Al contempo, nei pressi della chiesa sopracitata, fu realizzato un imponente monastero. Il massimo splendore fu raggiunto tra il IX e il XII secolo; allorché la famiglia da Baggio, detta anche Baggi, ne fece un rilevante centro politico e militare. Tra i suoi maggiori esponenti il papa Alessandro II. 

 

Annesse due borgate

 

Nel corso della sua storia, Baggio è sempre stato un ente indipendente da Milano, con un’economia sostanzialmente agricola. Con l’importazione del gelso in Italia, nella seconda metà del Quattrocento, si avviò la specializzazione nell’allevamento dei bachi da seta. Per un lungo periodo, ricoprivano un ruolo primario le attività tessili e agricole e le cascine diventarono il simbolo della rinascita. 

 

Con l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, accaddero cambiamenti convulsi. Superata la metà dell’Ottocento, furono annesse a Baggio due borgate circostanti: Muggiano e Sellanuova. Il progresso industriale fece sorgere una cooperativa edile, filande, concerie e una cooperativa di consumo. Il sovraffollamento e l’aumento esponenziale del costo degli affitti a Milano causò la crescita progressiva di Baggio. Da circa 4mila abitanti nel 1901 sfondò quota 6.100 nel 1921: un netto incremento, nonostante la decimazione provocata dalla Prima Guerra Mondiale e dall’epidemia di spagnola. 

 

La vita politica di Baggio si svolgeva in piazza Cesare Stovani, dall’operaio tipografo socialista che a furor di popolo fu eletto sindaco nel 1919 fino all’avvento del fascismo. Con un decreto reale sottoscritto da Vittorio Emanuele III a Racconigi e siglato dal Duce il 2 settembre 1923, Baggio fu annessa a Milano insieme ad altri dieci comuni. A livello architettonico, le più importanti chiese sono quelle di Sant’Anselmo, Sant’Apollinare, San Giovanni Bosco e San Pier Giuliano. Di particolare rilievo storico pure la Chiesa Vecchia. Si menzionano poi Biblioteca Baggio, tra le più grandi della città, e Cascina Linterno, ex insediamento rurale di una comunità monastica. Nei confini orientali, il quartiere è lambito dal Parco delle Cave, uno dei più suggestivi parchi meneghini, complice un intervento di riqualificazione attuato negli ultimi tre decenni. 

 

Baggio: la Caserma Santa Barbara

 

Merita un paragrafo a parte la Caserma Santa Barbara. Inaugurata negli anni Trenta, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, sostituì la Caserma Principe Eugenio in corso di Porta Vittoria. Anche per arrecare meno disturbo alla borghesia, conclusa la Prima Guerra Mondiale i lavori partirono in una zona più periferica di Milano. I bellissimi piazzali, le magnifiche finiture, gli edifici richiamanti i fasti dell’antichità, lo splendido maneggio al coperto con il Parco Reale conferivano fascino. Tutt’ora, sui cancelli non principali (ormai chiusi e inutilizzati), lungo via Chinotto, è possibile vedere lo stemma in ferro battuto. Ivi raffigurato un ovale di corda che si riunisce tramite un nodo savoia, e le due lettere incrociate E e S (Eugenio di Savoia) all’interno. 

 

Fino al 1934 di esclusivo uso del Reggimento Artiglieria a Cavallo, cominciò ad accogliere il 27° Reggimento Artiglieria Pesante Campale “Marche”. Una convivenza conclusasi il 20 aprile 1964 con il trasferimento ad Udine. Gli ampi spazi furono presto rioccupati dal 1° Reggimento Trasmissioni.  Attualmente Caserma Santa Barbara ospita anche la sezione TLC del 32° Reggimento Trasmissioni.