Quartiere Brera Milano: alla scoperta di un quartiere affascinante

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quartiere Brera di Milano
quartiere Brera di Milano

Pur invaso da turisti, il quartiere Brera a Milano ha conservato un’indole romantica e bohémienne, davvero affascinante. In certi frangenti è più tranquillo, ed è qui che viene a galla tutto il suo splendore. Il nome del quartiere degli artisti deriva da Via Brera, l’arteria principale della zona. Brera, a sua volta, deriva dal termine “braida”, solitamente tradotto come terreno incolto, brughiera. 

 

Via Brera, che attraversa l’omonimo quartiere da nord a sud, è considerata una delle più iconiche del capoluogo lombardo, sia per la presenza della Pinacoteca di Brera e del Palazzo Citterio, sia per alcuni caratteristici locali storici. Recentemente interessata dal progetto di riqualificazione, è divenuto parzialmente pedonale. 

 

Brera non si è mai fatta ‘Grande’

 

Il tema di maggiore attualità in città è probabilmente la costruzione della Grande Brera. Problemi di varia natura hanno allungato continuamente i lavori ed è ancora da stabilire quando Palazzo Citterio potrà finalmente aprire al pubblico. La lunga storia del palazzo – costruito nel 1764 – inizia nel 1972 con Franco Russoli. Fu proprio allora che lo Stato lo acquistò per ampliare gli spazi a disposizione della Pinacoteca. 

 

Sembrava essere pronto per la consegna nel 2017 ma si sono registrate continue proroghe legate a problemi strutturali. Nell’aprile 2018, la Soprintendenza lo ha tenuto aperto per tre mesi, tuttavia già il mese seguente si sono verificate infiltrazioni, che hanno condotto al ritiro della consegna provvisoria. Il 12 marzo 2019, a collaudo tecnico amministrativo ultimato, il Segretario generale lo ha rilasciato alla Pinacoteca di Brera. 

 

Le collezioni di Palazzo Citterio 

Stando al rendering presentato, l’accesso a Palazzo Citterio avverrà dal numero civico 14 di Via Brera, anziché dal 12, all’ingresso Fiumana di Giuseppe Pellizza; in dialogo con le opere di Gaetano Previati e Giovanni Segantino darà il benvenuto ai visitatori. La moderna scala di vetro favorirà la circolazione. Al primo piano sono collocate recenti donazioni a Brera: 22 dipinti della serie Le Fantasie di Mario Mafai eseguiti tra il 1940 e il 1944 e le collezioni Jesi, Mattioli e Vitali. 

 

Nei locali del piano intermedio saranno esposti i 152 dipinti dalla “Raccolta 8 x 10” di Cesare Zavattini, prelevati nel 2008. A Palazzo Citterio la Fondazione Marconi cederà l’opera di Enrico Baj, intitolata “I funerali dell’anarchico Pirelli”. Sulla scelta di inserirla al termine del percorso novecentesco nel progetto scientifico di Brera Modern, ha espresso parole favorevoli Filippo Del Corno, assessore alla Cultura: “Ho sempre pensato che la scelta di esporre le opere d’arte debba essere responsabilità di direttori e comitati scientifici dei musei, non di politici o gruppi di pressione. Sono molto contento”. 

 

La Pinacoteca di Brera

 

Il responsabile James Bradburne, nominato direttore nel 2015, ha preso in consegna le operazioni dopo essersi occupato di riallestire nell’ottobre 2018 tutte le 38 sale della Pinacoteca di Brera. Collocata nell’omonimo palazzo, uno dei più estesi di Milano con oltre 24mila metri quadrati di superficie, è una galleria nazionale d’arte antica e moderna talmente rinomata da rendere quasi superflue le presentazioni. 

 

Il complesso espone una delle collezioni più celebri di pittura veneta e lombarda (ma non solo) raccolte in Italia. Inoltre, grazie a donazioni, propone un itinerario che dalla preistoria spazia fino all’arte contemporanea, impreziosita da capolavori di artisti del Novecento. 

 

La caratteristiche peculiare consiste nella presenza di grandi capolavori di diverse scuole. Capita così di imbattersi in opere senza tempo come lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello Sanzio, “Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti” di Andrea Mantegna, la “Pietà” di Giovanni Bellini, “Il Bacio” di Francesco Hayez e tanti altri. L’impostazione conferita al museo è addirittura di epoca napoleonica. Allora i dominatori francesi concepirono il luogo come polo dell’arte italiana di ogni regione e di ogni d’epoca. Accolse opere prelevate da conventi e chiese (parte dei quali soppressi), nella concezione “rivoluzionaria” e illuministica (condivisa con il Louvre) di metterle a disposizione del pubblico, fino ad allora difficilmente accessibili. 

 

Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il sito istituzionale pinacotecabrera.org, davvero ben curato e in continuo aggiornamento. Nei giorni nostri, l’obiettivo indicato da Bradburne, in linea con i suoi predecessori, è di “far diventare sempre di più Brera il museo del cuore di Milano”. Brera “non sarà mai un museo da un milione di visitatori perché le sale sono piccole, ma il mio obiettivo è avere più giovani, più famiglie e più persone che tornano”, ha auspicato.

 

Jamaica Bar

 

Infine, menzione ad honorem per Jamaica Bar, un locale esistente da quasi 100 anni e da sempre cuore pulsante del quartiere. Non è mai stato celebre per il colore delle pareti o per il suo arredamento, bensì per chi lo frequentava e lo frequenta ancora. Non solo scrittori, pittori, architetti e artisti, ma pure gente comune e studenti della vicina Accademia di Brera.