Palazzo della Ragione Milano, l’edificio più autentico del Broletto

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palazzo della Ragione Milano
palazzo della Ragione Milano

Il Palazzo della Ragione è situato, dirimpetto alla Loggia degli Osii, in Piazza dei Mercanti a Milano ed è oggi l’edificio più “autentico” e antico del Broletto. Dal 1866 al 1870 è stato pure la prima sede della Banca popolare di Milano. 

 

La costruzione dell’edificio

La sua costruzione cominciò nel 1228, per volere del podestà Aliprando Fava che, in comunione d’intenti con il consiglio comunale, chiese, in sostituzione dell’antico Arengo, di costruire una nuova piazza.

I lavori vennero ultimati nel 1233 da Oldrando da Tresseno, ricordato dal

bassorilievo di scuola antelamica palazzo della Ragione
bassorilievo di scuola antelamica palazzo della Ragione

ritraente il podestà milanese a cavallo. La statua dell’artista costituisce uno dei primi monumenti equestri in pietra dell’Europa medievale e, sopra alla figura a cavallo, reca un’aquila, antico simbolo romano del comando.

Nel registro della nicchia sono conservati degli scritti che rammentano ai visitatori i meriti del podestà Oldrando, che realizzò il Palazzo e la cui fede fu dimostrata nella lotta agli eretici Catari: Anno del Signore 1233.

Ad Oldrando di tresseno podestà di Milano. Tu che percorri gli atrii regali del grande palazzo, sempre ricorderai i meriti del podestà Oldrando, cittadino lodigiano, difensore della fede e della spada, che costruì il palazzo e bruciò i Catari (gli eretici), com’era suo dovere”.

 

La maestosa architettura

Prevalentemente ricoperte in cotto, nelle pareti esterne furono adoperati lacerti di antichi marmi recanti memorie e iscrizioni.

Tra questi, collocato sul pilastro del secondo arco della loggia a piano terra, l’effige della scrofa semi-lanuta, insegna cittadini di origini celtico-romane.

Secondo alcune fonti, sulla facciata sarebbe stato presente un affresco del Bramantino: la Madonna col Bambino e Angeli, poi staccato nel 1808 e trasferito nella Pinacoteca di Brera a Milano.

Nel dipinto, dei fiori di loto impreziosiscono la base del trono della Vergine, mentre due angeli appaiono in secondo piano su un gradino retrostante, di color rosso, sullo sfondo di un cielo plumbeo.

 

Nel giro di pochi anni dalla sua costruzione il Palazzo era già pienamente sfruttato, con funzioni giudiziarie, amministrative e di rappresentanza.

Ad affiancarlo la preesistente Torre dei Faroldi, poi abbattuta intorno al 1272. L’ultimo ciclo di interventi risale al 1722 e il 1726, quando furono rifatte le soffittature e le capriate della copertura su progetto di Antonio Quadrio, ingegnere civico.

Parallelamente furono raffrescati i seggi dei giudici civici con emblemi dei magistrati e le pareti interne con simboli araldici. 

 

Gli stemmi dei magistrati

Affacciato a Piazza Mercanti, sul lato verso l’ingresso, intorno alla lapide che celebra i lavori di ristrutturazione del tetto, è dipinta una cornice, formata da un drappo con gli stemmi dei magistrati.

Verso la piazza sono dipinti il seggio del Giudice del cavallo, quello del Giudice delle strade e infine la finta architettura del seggio del vicario pretorio. Sulla parete erano inoltre presenti gli emblemi dei titolari delle magistrature civiche e quello del Giudice dei dazi con una finta architettura volta a incorniciare gli elementi lignei.

 

Gli stemmi dei magistrati palazzo della ragione
Gli stemmi dei magistrati palazzo della ragione

 

Infine, nella parte alta delle pareti trovano posto un frammento di una Crocifissione quattrocentesca e lacerti di affreschi due-trecenteschi con un corteo di soldati e cittadini con i simboli delle porte milanesi, pesci entro girali di foglie, iscrizioni gotiche e il profilo di un toro che potrebbe alludere a un ciclo zodiacale. 

 

Da ex Corte di Giustizia fino a Camera dei Notai

Per secoli le vicende del Palazzo della Ragione sono state intrecciate alla storia locale, assumendo sempre più rilievo. A partire dal 1559-1562, anche il Palazzo fu oggetto di una riforma generale. Il vasto salone cittadino all’interno venne suddiviso in verticale divenendo una “Corte di Giustizia” e venne ricavato appositamente un sottotetto, adibito ad archivio.

Frazionata in un vasto ambiente e in altri più piccoli, il complesso cambiò destinazione d’uso dal 1771. In concomitanza con il trasferimento o la decadenza al di fuori del Broletto delle magistrature dell’Ancien régime, si trasformò in archivio della Camera dei Notai. 

 

I finestroni ovali

Due anni dopo l’architetto Francesco Croce, per incrementare esigenze di spazio, chiuse le trifore medievali e rialzò la struttura introducendo degli ampi finestroni ovali, ancora oggi visibili. Il portico al piano terra, totalmente indipendente da quello superiore, subì altre vicissitudini. Nel 1816 l’Antolini curò il progetto per ospitare la Borsa all’interno. Un progetto mai completato. Nel 1854 l’architetto Enrico Terzaghi chiuse il portico del pianterreno con vetrate e armature in ghisa. Il soffitto fu sostituito da volte a vela, in modo da trasformare l’ambiente nella sala di negoziazione dei commercianti.

 

Il palazzo mantenne la funzione di Archivio notarile fino al 1970, quando il piano superiore venne definitivamente sgomberato. Così la città si pose domande nuovamente sul destino del palazzo. Domande che trovano risposta nel 1978, nel momento in cui, su incarico del Comune, Marco Dezzi Bardeschi lo restaurò, intervenendo sulle superfici in modo puramente conservativo.