Palazzo del Capitano di Giustizia Milano: “uno corre a chiedere aiuto”

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Palazzo del Capitano di Giustizia Milano
Palazzo del Capitano di Giustizia Milano

Il Palazzo del Capitano di Giustizia, sito al Verziere fra Piazza Beccaria e Piazza Fontana. E’ un palazzo storico della città di Milano.

La costruzione fu disposta negli anni Sessanta del XV secolo, su impulso del governatore spagnolo Don Gabriel de la Cueva y Girón duca di Albuquerque, e dell’arcivescovo Carlo Borromeo, i quali stanziarono pure i fondi iniziali per la realizzazione. 

 

Un progetto dell’architetto milanese Pietro Antonio Barca

Il progetto fu commissionato all’architetto milanese Pietro Antonio Barca, di cui costituisce la prima opera nota. L’edificio era detto anche “delle nuove carceri”, poiché in esso venivano pure reclusi i detenuti.

Presso l’ala nord, affacciata ai giorni nostri su Piazza Beccaria, si dislocava la casa del boia e il luogo dove avvenivano le esecuzioni capitali. Nell’Ottocento la piazza venne intitolata a Cesare Beccaria, fautore dell’abolizione della pena di morte.

Del complesso originale rimangono la corte centrale e la facciata su Piazza Fontana, mentre il resto è principalmente frutto delle ristrutturazioni e degli ampliamenti seguente.

 

Per 300 anni sede del Tribunale di Milano

Per più di tre secoli – precisamente dal 1605 al 1940 – il Palazzo del Capitano di Giustizia fu la sede del Tribunale di Milano.

Il Capitano di Giustizia, prestigiosa figura della magistratura milanese risalente all’epoca viscontea (XIV-XV sec.), aveva prevalentemente giurisdizione criminale, anche nel territorio circostante, ricoprendo pure le funzioni di responsabile di Pubblica Sicurezza e Polizia Giudiziaria.

Sotto al suo controllo, tre bargelli cittadini e quello campestre, con 36 fanti e 20 uomini a cavallo, incaricati ad assicurare la sicurezza delle vie di comunicazione. 

In età comunale, dal XII al XIII secolo, la giustizia veniva amministrata presso quello che oggi conosciamo come il Palazzo Arcivescovile e, successivamente, l’odierno Palazzo Reale, fino alla seconda metà del Cinquecento, quando partirono le opere di costruzione dell’attuale struttura. Nel luglio del 1569 il Consiglio della Cameretta, precursore del Consiglio Comunale noto oggigiorno, stabilì di espropriare il terreno destinato alla fabbrica.

Complici le generose donazioni del governatore spagnolo Don Gabriel de la Cueva y Girón duca di Albuquerque e dell’arcivescovo Carlo Borromeo, che contribuirono con 6.300 scudi d’oro, nel 1570 partì l’edificazione del Palazzo del Capitano di Giustizia, sotto la supervisione di una commissione delegata a seguirne il regolare avanzamento dei lavori. 

Il complesso originario, progettato dall’Arch. Pietro Antonio Barca, venne terminato nel 1605. In concomitanza venne aperta la “strada nuova”, la futura via Alciato, scomparsa in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

La via, che dal Palazzo del Capitano conduceva verso il Palazzo Ducale, era stata pensata allo scopo di agevolare i collegamenti tra i poteri della città, o, come si disse all’epoca, “per rendere più facile il cammino dalla Giustizia alla Clemenza”. 

 

Il progetto di Palazzo del Capitano di Giustizia Milano

Il primo progetto prevedeva un corpo centrale con un grande cortile porticato, ancora oggi esistente, oltre a due corpi laterali delimitati nella parte posteriore da un muro di cinta, che costituiva il camminamento della ronda carceraria.

Nel corso della costruzione gli addetti operarono varie modifiche al piano originario e numerosi furono gli interventi succedutisi nelle diverse epoche, tra cui l’ampliamento del 1624 e quello della metà del Settecento.

Dal particolare significato la ristrutturazione eseguita nel 1879, che interessa la parte frontale del Palazzo del Capitano di Giustizia in direzione Corso Europa, concepita dall’architetto Agostino Nazari affinché la Corte d’Appello confluisse nelle stanze del palazzo. 

Nel 1871, presso l’attuale Piazza Cesare Beccaria, la statua del rinomato giurista venne collocata di proposito sull’area dove sorgeva la casa del boia e stazionava il “carro della berlina”, sul quale chi violava la legge veniva esposto al pubblico ludibrio. I tempi stavano cambiando e quel simbolo lanciava un chiaro messaggio ai cittadini. 

 

Citato da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi

Il Palazzo del Capitano di Giustizia ha avuto l’onore di essere citato pure da Alessandro Manzoni nella sua opera più importante, I Promessi Sposi: durante la celebre sommossa per il pane, il romanziere lo indicò come il luogo in cui “uno corre a chiedere aiuto al Capitano di Giustizia”.

Tra il 1821 e il 1824 il palazzi fu teatro dei processo ai membri della Carboneria. Qui, “rei di aver cospirato per l’italica indipendenza” (come ricorda la lapide a lato del portone), udirono la sentenza capitale Alessandro Andryane, Francesco Arese, Federico Confalonieri, Pietro Corsieri, Gaetano De Castiglia, Giorgio Pallavicino e Andrea Tonelli.

Ai bombardamenti del 1943, causa di ingenti danni, seguì nel 1960 l’intervento di ricostruzione diretto dall’architetto Piero Portaluppi. Oggi gli ambienti del Palazzo del Capitano di Giustizia costituiscono la sede del Comando della Polizia locale, dell’Assessorato all’Ambiente e dell’Assessorato Mobilità e Trasporti.