Palazzo Sola-Busca Milano, il quadrilatero del silenzio

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palazzo Sola Busca
palazzo Sola Busca

Ai “forestieri”, ovvero a chi non è cittadino di Milano, il cosiddetto Quadrilatero del Silenzio dirà poco. Peccato, infatti è una delle zone più interessanti del capoluogo lombardo, alla quale chiunque dovrebbe assolutamente fare visita. I motivi? Tanti, a cominciare dalle magnifiche architetture presenti, tra cui il palazzo Sola-Busca.

L’edificio, dalla struttura imponente, si trova in via Serbelloni 10, nei pressi della fermata Palestro (linea rossa, MM1), e richiama nel nome Andrea Sola Cabiati e Antonietta Busca, coloro che lo ereditarono. Progettato dal 1924 al 1927 dall’architetto Aldo Andreani, e realizzato in calcestruzzo e mattoni, spicca per il gusto Liberty. Ha otto piani, due ingressi e una pianta poligonale, quasi triangolare, con copertura sia a tetto sia a terrazza piana. 

La particolarità consiste nel tocco attribuitogli da Adolfo Wildt: un orecchio! Sebbene le sue gesta rimangano ad oggi poco conosciute presso il grande pubblico, numerosi studiosi considerano l’artista uno degli esponenti più brillanti della sua epoca. 

 

Palazzo Sola-Busca: citofono che mette i brividi

 

Nato il 1° marzo 1868 nel capoluogo lombardo, nel percorso formativo quello dell’orecchio è un tema caro a Wildt. Secondo lo scultore ogni frammento del corpo poteva esprimere un sentimento. Quand’era giovane e lavorava sotto le dipendenze di altri, lo chiamavano “l’oreggiàt”, tanto bene scavava e modellava gli orecchi. A occhio e croce – raccontò – ne ha fatti oltre mille. 

Con uno di questi, realizzato in marmo, partecipò alla Galleria Pesaro: lo acquistò Giuseppe Chierichetti, di cui una replica fu esibita nel 1922 alla Biennale di Venezia, oggi entrambe in mostra. Un’ideazione più grande e matura dell’orecchio del Prigrione risalente a sette anni prima, anch’esso in esposizione. La continua opera di ricerca spinse Wildt a riproporlo in bronzo nel 1927 e in dimensioni maggiori, aggiungendovi una ciocca di capelli, per il citofono del Palazzo Sola-Busca. 

L’edificio ottenne l’appellativo di “Ca’ dell’ureggia” (“casa dell’orecchio”) per l’eccentrica opera wildtiana collocata a destra del portone principale d’ingresso. All’epoca era uno dei primi citofoni della città e in assoluto: i visitatori vi ricorrevano per mettersi in contatto con il custode, sito dentro la portineria del palazzo, il quale annunciava poi la visita alle famiglie abitanti, mentre oggi è semplicemente un “pezzo d’antiquariato”. 

In riferimento alla prima versione espresse un giudizio lusinghiero Anselmo Bucci: “Un orecchio di Titano si contrae come la valva di una conchiglia preistorica; il gesto combattivo del mollusco in agonia fu irrigidito dalla morte e fissato nel calcare dell’onda… Questo orecchio… può contenere il muggito dell’oceano…”. 

Altrettanto prodiga di complimenti Margherita Sarfatta, che definì l’opera “un frammento di marmo, un padiglione lobare enorme, ingigantito – null’altro. […] La parte diviene tutto; la cosa che assurge a simbolo; pare una buccina, dove si raccolga in meandri di concavità il sonoro fiato del mondo”. 

In varie fonti si riporta che l’immagine è stata impiegata dal cantautore italiano Eugenio Finardi, come immagine per la copertina del disco Acustica. La leggenda vuole che chiunque si avvicini all’orecchio, e gli confidi i propri sogni, possa un giorno vederli realizzati. 

 

Aldo Andreani

 

Aldo Andreani, nato a Mantova il 1° agosto del 1887, è stato un architetto e scultore italiano. Frequentata l’Accademia di Brera, ha realizzato progetti appartenenti al cosiddetto filone “neo-eclettico”, contraddistinti da svariate e spesso opposte prospettive. Tra i lavori di maggiore rilevanza presenti a Milano segnaliamo: il giardino Solda-Busca (1931) retrostante corso Venezia; il palazzo Fidia (1930) in via Melegari ang. Via Mozart; il Palazzo (1919-1920) in via Brera e il sopralzo in via Montebello (1939). 

 

Per quanto riguarda le altre zone d’Italia, senza discostarci dalla Lombardia, Andreani si è inoltre occupato di: Santuario di Cittadella di Mantova (1917); Casa Schirolli a Mantova (1910); Casa Nuvolari a Mantova (1910); Sarcofago Usigli nel cimitero di Mantova (1914); Villa Risi a Pietole (MN) (1912); Villa Zanoletti a Volta Mantovana (MN) (1909); Villa Risi a Pietole (MN) (1912). È morto a Milano il 18 ottobre 1971. 

 

Adolfo Wildt

 

Adolfo Wildt, nato a Milano il 1° marzo 1868 da una famiglia molto povera di origini svizzere, è costretto ad abbandonare la scuola a 9 anni: assume occupazione come orafo. Entrato all’età di 11 nella bottega di Giuseppe Grandi, impara a scolpire, per poi affinare le basi all’Accademia di Brera. Nel 1913 alla mostra della Secessione di Monaco gli viene assegnato, per la fontana “La Trilogia”, il Premio “Principe Umberto”. Otto anni più avanti fonda una scuola del marmo. 

Autore di vari busti marmorei, il più celebre di Wildt è Benito Mussolini, di cui ne ha fatto diverse riproduzioni. Una di queste, situata presso la Casa del Fascio, è demolita a colpi di piccone nel 1945, con la caduta del Fascismo. Il suo stile, influenzato dall’Art Nouveau, è riscontrabile in altre opere a Milano, compresi: Il Puro folle, Villa Necchi Campiglio (1930); La concezione, collezione Rossi (1921); La Madre adottiva, cimitero monumentale (1918); Ritratto di Mussolini, Galleria d’arte moderna (1924); Sepolcro Boschi, cimitero di Castiglione delle Stiviere (MN) (1921);